A Ouverture: i chiaroscuri di Sergio d’Angelo

chiaroscuri

Si parla spesso di quale possa essere considerato il vero incipit di uno scrittore: esso solo in casi rari risulta essere il suo primo scritto e solitamente, ciò che racchiude in seno tutta l’opera di un autore, è un’opera tardiva, delineata nel mezzo di quella che può essere considerata la produzione dell’artista e ciò che il futuro ci riserva. E così che aprendo per la prima volta Chiaroscuri di Sergio D’Angelo,  ci si appresta ad avere davanti ai propri occhi un’opera compiuta sia per le forme stilistiche adottate, sia per intensità e contenuto. Chiaroscuri,  in fondo non fa altro che anticipare l’ultima fatica poetica del nostro autore ed in realtà questa breve nota vuole essere una ouverture, un’apertura, un’anticipazione su una più ampia prospettiva dell’ultimo scritto di Sergio: Angoli Introversi.

Non è mai un caso, bensì una preparatoria funesta di quel che vorrà essere il seguito del nostro autore, né un’autocitazione del poema “Nei miei occhi” che annuncia i Falsi domani, sindrome acuta del poeta, troncone principale dell’ultimo scritto, la quale si annuncia già in Chiaroscuri. Né lo sarà neppure il mettere in scena la poesia principe di questa poetica, Fauci d’aria, il manifesto del dolore e della malattia e della quanto mai invidiabile riscossa. Quel sentire la vita scorrere dentro le vene, quella inesauribile spinta che è il sangue, che siamo noi, che nonostante i dolori e le atroci sofferenze che la vita ci riserva, ci continua ad animare e a far coraggio, così come nell’affrontare inesorabile la malattia. Il male di Sergio è un’inferno per i vivi che lo conoscono ed un mistero per coloro che lo osservano. Per il poeta è un’offesa, una straziante negazione del mondo che più in là, ben più al di là di questo libro si sarà già tramutato in preghiera maltrattata.

Allora se di questo si sta parlando, se un’autore ha nel suo mezzo, nel suo vivo mezzo della poesia, il quadro perfetto, e giammai completo, del proprio percorso allora sì, Chiaroscuri ne è l’emblema. Non basteranno mica le citazioni erudite contenute nella prefazione di Sergio Russo, la quale intitolandosi a un verso di Fili d’aria, riprende ed accelera le forme dei pensieri che mano a mano si faranno vivide agli occhi del lettore. Forme e colori, chiaroscuri, frame di vita che battono su un’incudine costituita di pensiero, al cui martellante suono emergeranno parole trascritte sulla pagina, gocce di inchiostro atte a incastonare sensi ed emozioni di una vita in parte trafugata, in parte riappropriata dal tempo che muta e consiglia, che sempre disordina ma che mai impedisce al nostro autore di fissare con le lettere la chiarezza del giorno e l’oblio della notte. E se è ancora vero, che questo scritto è un manifesto, allora non può che avere il proprio punto focale nell’Altro, nel dialogo intenso con l’Altro, che è in sé alieno, estraneo, per natura e parte sociale e complice al tempo stesso di quello che è il mascheramento odierno, il travestire corpi dietro una maschera. Sarà allora ben più di questo, bensì un chiedere che verrà più in là, sempre al di là di questo libro, “quanto è pericoloso sperare”. Quella stessa speranza che traveste, che nasconde, che trascende la realtà è in parte in questo scritto condannata, in parte derisa ed ancora ritrovata. Quell'”inutile sperare” del Cencioso Silenzio che sin dalle prime battute viene a delinearsi come corpo d’opera, allora altro non è che un continuo sperare reso inutile dal suo utilizzo. Più in là e ancora, questo stesso movimento non verrà più ripreso e sarà semplicemente esperito dall’interno, in quella poetica abbandonata del suo ultimo scritto in cui già il pensiero avrà delineato tronchi e rami del proprio scrivere, e non sarà più un giornaliero scrivere bensì una presa di coscienza, inizialmente emersa, da quell’incontro con l’Altro. Non più annunciando, non più materializzando il pensiero in forme edulcorate e così gravide di specificazioni (sensi che si proiettano in Chiaroscuri e che in parte rappresentano la maestosa intesa degli stilismi arcani e odierni), le poesie di Angoli Introversi non si faranno cogliere in flagrante, mentre sgravidano sensi e parole bensì oneste, semplici nel loro volgere alla parola, e dalla parola al lettore si faranno volo leggero sul quale planare e farsi cogliere.

Come lettore, le parti che più apprezzo di questo scritto, e che forse raramente preannunciano e in parte partecipano di quella poetica che più in là vedremo delinearsi, sono quelle poesie mancanti di titolo. Esse risultano così limpide, così poco ricercate, e spontanee da sembrare poesia apollinea.

Ho sempre visto in Chiaroscuri qualcosa che in parte mancasse, ed ora mi rendo conto di cosa: non giammai al mio senso critico, che dell’opera sono rimasto, fin dalla sua prima lettura nel lontano dicembre del 2011, affascinato e coinvolto, bensì come di un’appercezione, una sorta di presentimento che qualcosa dovesse ancora accadere; in questo caso quanto mai positivo e fortunato come Angoli Introversi.

Concludo questa breve ouverture e piccola nota di recensione su Chiaroscuri invitandovia rileggere l’opera di Sergio, prima e dopo esservi accostati al suo ultimo lavoro. Di quest’ultimo mi interesso molto e credo che presto vi scriverò un’intensa nota di recensione e di apprezzamento, che credo, già da questo è possibile intuire. Non mi resta che lasciarvi alla lettura di qualche estratto dal libro e dalla visione della video poesia di Sergio D’Angelo Fauci d’aria

 *

Schivo
poggiato
su lembi d'aria
appeso
tra vene
d'azzurro
compatto
respira il sole.

*

Tra formiche di luci
tinteggiata d'afa
lenta
svanisce la sera

Chiaramonte

Lungo squilli di cielo
e speziati tetti di case
secolari ulivi sorreggono
zagare di un tramonto
ferito di fuoco.
I miei occhi si indiamantano
del tuo orizzonte
o mio Chiaramonte
posato su riflessi di memoria.
Ci guardiamo spesso
nel carnato dell'anima
noi due
ed oggi
fitti di bellezza
ramificata
in un sole declinante
ci raccontiamo di noi.

*

Celami nelle tue viscere
intrecciami
nella tua carne
ed io rinascerò
come vapore
dalle acque.

http://vimeo.com/82321103

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